Rapporto sull'Economia 2017 - Agricoltura e Pesca - RIMINICamera di Commercio della Romagna
Quadro economico della provincia di Rimini 2017
AGRICOLTURA E PESCA
L’agricoltura del territorio riminese risulta rafforzata, in termini di numerosità delle imprese dall’ingresso in provincia dei sette comuni dell’Alta Valmarecchia nel 2009. In provincia si possono identificare alcune, tipicità produttive, come ad esempio il formaggio di fossa, specificità colturali come le orticole e, in considerazione della morfologia territoriale, l’attività della pesca marina. Per il 2016, il valore aggiunto (a prezzi base e correnti) del settore locale è stimato in 90 milioni di euro (l’1,0% del totale provinciale) 1. Gli occupati del settore agricolo provinciale, pari a circa 2.100 unità (fonte ISTAT indagine forze di lavoro media 2016), sono l’1,5% di quelli totali (di cui il 52,0% dipendenti).
1 Nostre elaborazioni su dadi Istituto Tagliacarne (giugno 2017) basati su stime ISTAT del dicembre 2016.
Dimensione, struttura e imprenditorialità del settore
Con riferimento al 31/12/2017, nel Registro Imprese risultano attive 2.524 imprese agricole (-1,8% rispetto allo stesso periodo del 2016), che rappresentano il 4,4% delle imprese agricole della regione e il 7,4% delle aziende attive in provincia (mentre a livello regionale e nazionale l’incidenza è pari, rispettivamente, al 14,3% e al 14,5%). La flessione delle imprese attive a livello provinciale risulta in linea con quella regionale (-1,8%) e superiore a quella nazionale (-0,3%). La distinzione delle aziende agricole attive per natura giuridica evidenzia che in provincia di Rimini il 79,2% è costituito da ditte individuali, a testimoniare l’elevata diffusione di imprese diretto-coltivatrici a carattere familiare (e unipersonale); tale incidenza appare inferiore, tuttavia, al dato regionale (80,1%) e nazionale (87,7%), mentre la forma giuridica in esame è in flessione (-2,0% rispetto al 2016), analogamente a tutti i territori di riferimento (Emilia-Romagna e Italia). Le altre forme societarie sono rappresentate per l’1,6% da società di capitali (stabili rispetto al 2016), per il 18,1% da società di persone (in flessione dello 0,7%) e per il restante 1,1% da altre forme particolari. La dimensione media dell’impresa agricola è pari a 1,7 addetti, valore sostanzialmente in linea con quello regionale (1,7) e nazionale (1,5). La ridotta dimensione dell’impresa agricola rimane, tra le altre, una delle cause delle difficoltà del settore, con riferimento alle minori dotazioni di capitale, alle ridotte potenzialità di crescita, alle difficoltà di perseguire economie di scala, nonché alla gestione del ricambio generazionale. La ridotta marginalità dell'impresa agricola è diretta conseguenza dell’elevato rischio di prezzo collegato alle caratteristiche dimensionali dei produttori, al potere contrattuale dei distributori e alla programmazione produttiva (coordinamento dell’offerta), ai rischi specifici indotti dalla deperibilità del prodotto, alle barriere fitosanitarie imposte da alcuni Paesi che limitano le esportazioni, alla variabile meteorologica (o sanitaria per gli allevamenti) ed alla struttura di costo delle imprese agricole. Al 31/12/2017 gli imprenditori agricoli attivi in provincia (somme delle cariche e qualifiche di titolari di impresa individuale e soci di società) risultano 2.574, di cui l’1,0% sono persone giuridiche (altre imprese), il 72,1% uomini e il 3,9% di nazionalità non italiana. L’attuale ridotta marginalità del settore e la sua elevata intensità di capitale e lavoro, unite all’incertezza delle prospettive future, si costituiscono come cause primarie del ridotto coinvolgimento delle nuove generazioni imprenditoriali nei confronti delle attività agricole. In merito a tale ultimo punto, i dati del Registro Imprese mostrano, infatti, come gli imprenditori agricoli con età inferiore ai 35 anni siano il 4,4% del totale, mentre gli over 50 costituiscono la maggioranza assoluta della base imprenditoriale locale (il 77,2%). Gli imprenditori over 70enni sono, invece, circa un terzo (il 29,4%) del totale.
Al 31/12/2016 (ultimi dati disponibili)2 nel territorio Riminese si contano 207 produttori biologici (il 5,2% del totale regionale e l’8,1% delle proprie imprese agricole). Rispetto al 2015 essi sono in crescita (+14,4%), con un trend positivo anche nel medio periodo: negli ultimi dieci anni (2006-2016) i produttori biologici sono aumentati del 55,6% nel territorio riminese. L’aumento dell’importanza dell’ agricoltura biologica è testimoniato anche dalla dinamica della sua incidenza sul comparto agricolo, passata dal 4,3% del 2010 all’8,1% del 2016. Le localizzazioni attive (sedi di impresa e unità locali) al 31/12/2017 sono 2.650 (1,7% rispetto al 2016). La Pesca rappresenta per la provincia di Rimini un settore tipico. In termini di numerosità delle imprese, il comparto al 31/12/2017 si costituisce di 212 imprese attive, stabili rispetto al 2016; la forma giuridica prevalente è quella della società di persone (56,1% sul totale del comparto), seguita dalle imprese individuali (39,6 %). L’attività prevalente risulta la pesca marina.
2 Nostre elaborazioni su dati Regione Emilia-Romagna UO Vigilanza delle produzioni regolamentate (giugno 2017).
La produzione lorda vendibile del 2017
L'annata agraria 2017 è stata caratterizzata da un lungo periodo siccitoso, con particolare riferimento ai mesi estivi (da giugno ad agosto), con temperature sopra la media stagionale e numerose grandinate. La piovosità è risultata pressoché assente anche nei mesi autunnali (specialmente in ottobre) e anche la pluviometria primaverile è risultata scarsa (specialmente nei mesi di marzo, aprile e maggio). La condizioni climatiche autunnali (sia in termini di temperatura sia di piovosità) hanno permesso di svolgere la semina in circostanze ottimali (si veda il grafico dell’andamento climatico in tavola 4.2.3).
Le stime della produzione lorda vendibile (PLV)3 del 2017, elaborate dall'Ufficio Statistica e Studi della Camera di commercio della Romagna su dati forniti dal Servizio Agricoltura della provincia di Rimini, riportano un valore assoluto di tale aggregato pari a 97,1 milioni di euro correnti (cfr. tavola 4.2.5). La variazione percentuale che ne deriva è un incremento del 3,4% rispetto alla PLV del 2016 (pari a 93,9 milioni di euro). Tale variazione (riferita all’intera PLV) è la combinazione di un effetto prezzo positivo (+8,6%) e di una flessione delle quantità prodotte (-4,7%). Stabile, invece, la superficie agricola utilizzata (SAU) (+0,2% rispetto al 2016). La PLV media per ettaro (in produzione) è pari a 2.900 euro, in aumento del 3,2% rispetto al dato consuntivo del 2016. Il 57,8% della PLV provinciale stimata per il 2017 deriva dal comparto delle colture erbacee, l’11,1% dalle coltivazioni arboree (frutticoltura) e il rimanente 31,1% dalla zootecnia (comprensiva delle produzioni animali). Il confronto con i valori consuntivi del 2016 evidenzia una riduzione dell’incidenza della PLV delle coltivazioni erbacee e arboree, a fronte di una maggior incidenza di quella delle zootecnia (cfr. tavola 4.2.5). Con riferimento al 2017, le coltivazioni erbacee registrano una lieve flessione della relativa PLV pari allo 0,4%; conseguente ad un aumento del prezzo medio (+8,5%) e ad una contrazione delle quantità prodotte (-8,2%).
La SAU è rimasta stabile (+0,1%), così come la PLV media per ettaro pari a 1.900 euro. Scendendo nello specifico delle componenti della categoria, le performance dei cereali per il 2017 sono state positive in termini di PLV (+11,4%), prezzi (+7,4%) e quantità (+3,8%), benché la contrazione della SAU dedicata (-9,8%, in particolar modo per il frumento). Dai dati appena riportati ne consegue una resa per ettaro in aumento e una PLV per ettaro pari a 1.100 euro. In aumento la PLV delle orticole in pieno campo (+9,0%) con positivo effetto prezzo (+11,3%) ed espansione delle superfici (+19,4%). In flessione, invece, le quantità prodotte (-2,0%). All’interno di tale categoria rilevante il contributo (in termini di PLV) di lattuga, zucchine, radicchio, fragola e cetriolo. Al contrario delle orticole in pieno campo, quelle in serra hanno manifestato una contrazione della PLV (-18,2%), conseguentemente ad una flessione produttiva (-21,5%) e delle superfici dedicate (-13,1%). Il caldo eccessivo dei mesi estivi ha negativamente influenzato le produzioni di foraggi (erba medica) (-39,5%), a fronte però di un corso dei prezzi medi sostenuto (+38,5%) e dell’espansione della SAU dedicata (+5,4%); la PLV è diminuita del 16,2%. Nel 2017, le coltivazioni arboree sono state caratterizzate da una flessione della PLV (-12,1%), per effetto della riduzione combinata di prezzi e quantità. Le superfici dedicate sono in contrazione (-0,7%). La PLV per ettaro (pari a 2.700 euro) è in flessione. L’andamento meteo climatico del 2017 ha negativamente influenzato il comparto frutticolo, in particolare per quanto riguarda le produzioni di vite, olivo, pesche e nettarine, con effetti differenziati di prezzo e di quantità (si veda la tavola 4.2.5). Ampiamente positiva, invece, la performance di albicocche, in termini di PLV, quantità raccolte e resa per ettaro.
La stima della PLV per la zootecnia (che comprende la produzione di carni, la produzione di uova e altre produzioni animali) è pari a 30,2 milioni di euro e risulta in aumento del 19,5% rispetto al 2016, per effetto del positivo contributo del prezzo (+14,4%) e della quantità (+4,5%)%. Per il 2017 la PLV del comparto delle carni (allevamenti di bovini, suini, ovini, conigli e avicoli) è stimata pari a circa 19,6 milioni di euro e in aumento del 15,2% rispetto al dato consuntivo del 2016 (cfr. tavola 4.2.5). Determinanti, nell'andamento della PLV delle carni, sono stati i livelli dei consumi anche per l’anno in esame e l'effetto sostituzione con le uova (sebbene notevolmente ridimensionato rispetto agli scorsi periodi). Il prezzo medio delle carni è infatti aumentato del 7,8%.
3 Tale aggregato economico deriva dall’attività delle imprese agricole provinciali ed è valorizzato ai prezzi base alla produzione. I dati delle superfici, produzioni e prezzi sono forniti dal Servizio Territoriale Agricoltura, Caccia e Pesca della provincia di Rimini (STACP RN Regione Emilia-Romagna). Le aggregazioni, le elaborazioni e la determinazione degli effetti prezzo e quantità sono svolte dall’Ufficio Statistica e Studi della Camera di commercio della Romagna.
Il 75% della PLV della carni (pari al 15,2% della PLV totale) deriva dal comparto avicolo. Sulla base dei dati forniti dal Servizio Territoriale Agricoltura Caccia e Pesca (STACP) Rimini e dalle elaborazioni dell'Ufficio Statistica e Studi della Camera di commercio della Romagna, la PLV del comparto avicolo per il 2017 risulta pari a 14,7 milioni di euro, in aumento del 15,4% rispetto al dato consuntivo del 2016 (cfr. tavola 4.2.5). L’incremento è riconducibile ad un positivo corso del prezzo medio ponderato avicolo pari al +8,0%, in particolare per la ripresa del prezzo del pollo da carne e ad un aumento delle quantità prodotte (+6,8%). La PLV collegata al pollo da carne, che costituisce più dei tre quarti (il 77,8%) di quella avicola provinciale, risulta in aumento dell’8,2%, per effetto dell’espansione del relativo prezzo medio (da 0,987 €/kg a 1,068 €/kg, media delle 52 settimane di quotazione).
La ripresa delle quotazioni del pollo da carne risulta una conseguenza dei maggiori consumi alimentari interni (specialmente per prodotti elaborati) mentre, per effetto delle economie di scala, l'offerta è sostanzialmente rimasta costante. La PLV delle produzioni animali (i.e. latte, miele e uova) è aumentata del 28,3%. In particolare, quella delle uova aumenta del 20,2% per l’effetto prezzo positivo, mentre la PLV del latte si riduce dell’1,0%.
Fonte: Camera di Commercio della Romagna