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Rapporto sull'Economia 2017 - Agricoltura e Pesca - FORLI'-CESENACamera di Commercio della Romagna

Quadro economico della provincia di Forlì-Cesena 2017

 

AGRICOLTURA E PESCA

 L’agricoltura costituisce un settore caratterizzante l'economia provinciale. Esso si inserisce in differenti attività nella catena del valore agroalimentare e a monte del comparto alimentare. Al suo interno sono individuabili comparti d’eccellenza e di specializzazione a livello nazionale, quali l’avicoltura e l’ortofrutta.

Il valore aggiunto (a prezzi base e correnti) del settore è stimato in 374 milioni di euro (il 3,5% del totale provinciale)1. Gli occupati del settore agricolo provinciale, pari a circa 10.200 unità (fonte ISTAT indagine forze di lavoro media 2016), sono il 5,9% di quelli totali (di cui il 53,2% dipendenti).

Dimensione, struttura e imprenditorialità del settore

Con riferimento al 31/12/2017, nel Registro Imprese risultano attive 6.665 imprese agricole (-2,0% rispetto allo stesso periodo del 2016), che rappresentano l’11,5% delle imprese agricole della regione e il 17,9% delle imprese attive in provincia (mentre a livello regionale e nazionale l’incidenza è pari, rispettivamente, al 14,3% e al 14,5%). La flessione delle imprese attive a livello provinciale risulta maggiore di quella rilevata in regione (-1,8%) e in Italia (-0,3%).

La distinzione delle imprese agricole attive per natura giuridica evidenzia che in provincia di Forlì- Cesena il 79,1% è costituito da ditte individuali, a testimoniare l’elevata diffusione di imprese diretto-coltivatrici a carattere familiare (e unipersonale); tale incidenza appare inferiore, tuttavia, al dato regionale (80,1%) e nazionale (87,7%) e, in generale, in diminuzione su tutti i territori. Le altre forme societarie sono rappresentate per il 2,8% da società di capitali (incidenza in crescita rispetto allo scorso anno), per il 17,0% da società di persone (anche tale incidenza in aumento) e per il restante 1,1% da altre forme particolari. Va segnalato che l’incidenza delle società di capitali agricole in provincia risulta superiore sia al dato regionale (1,9%) sia a quello nazionale (2,1%). L’aumento dell’incidenza della forma societaria di persone e di capitali, a fronte della riduzione di quella delle ditte individuali, evidenzia un processo di riorganizzazione del settore e di concentrazione delle imprese, avviatosi negli scorsi anni e consolidatosi nel 2014, anche come diretta conseguenza di una contenuta redditività aziendale, non remunerativa tutti i fattori della produzione. Questa ultima considerazione trova riscontro nell'aumento tendenziale della dimensione media dell'impresa agricola

(addetti alle imprese attive) che, per la provincia di Forlì-Cesena è pari a 2,5, valore superiore a quello regionale (1,7) e nazionale (1,5). La ridotta marginalità dell'impresa agricola è diretta conseguenza dell’elevato rischio di prezzo (cereali e frutta) collegato alle caratteristiche dimensionali dei produttori, al potere contrattuale dei distributori e alla programmazione produttiva (coordinamento dell’offerta), ai rischi specifici indotti dalla deperibilità del prodotto (ad esempio per il comparto frutticolo), alle barriere fitosanitarie imposte da alcuni Paesi che limitano le esportazioni, alla variabile meteorologica (o sanitaria per gli allevamenti) e alla struttura di costo delle imprese agricole, prevalentemente caratterizzata da oneri variabili (mentre la struttura del capitale investito è prevalentemente rigida). Per quest'ultimo aspetto, infatti, l’analisi del conto economico aggregato del settore agricoltura (fonte: Indagine sui bilanci delle società di capitale della provincia di Forlì-Cesena) mostra come i costi per materie prime incidano mediamente, nel triennio 2014-2012, per il 76% del fatturato; tale caratteristica, se da una parte comporta un ridotto rischio operativo, dall’altra espone maggiormente la performance delle imprese agricole alle oscillazioni dei prezzi delle materie prime (sementi, mangimi, carburanti, ecc.). La ridotta dimensione dell’impresa agricola rimane, tra le altre, una delle cause delle diffuse difficoltà del settore, con riferimento alle minori dotazioni di capitale, alle ridotte potenzialità di crescita, alle difficoltà di perseguire economie di scala e alla gestione del ricambio generazionale. Al 31/12/2017 gli imprenditori agricoli attivi (somme delle cariche e qualifiche di titolari di impresa individuale e soci di società) sono 8.839, di cui il 2,1% sono persone giuridiche (altre imprese), il 72,5% uomini e il 25,4% donne; l'1,4% del totale ha nazionalità non italiana. L’attuale ridotta marginalità del settore e la sua  elevata intensità di capitale e lavoro, unite all’incertezza delle prospettive future, non hanno modificato il consolidato disinteresse da parte delle nuove generazioni imprenditoriali nei confronti delle attività agricole. In merito a tale ultimo punto, i dati del Registro Imprese mostrano, infatti, come gli imprenditori agricoli con età inferiore ai 35 anni siano il 5,0% del totale, mentre gli over 50 costituiscono la maggioranza assoluta della base imprenditoriale locale (il 74,0%); allo stesso tempo, e gli over 70enni risultano una componente rilevante dell’imprenditoria agricola locale (il 26,9%).

Al 31/12/2016 (ultimi dati disponibili) nel territorio di Forlì-Cesena si contano 625 Produttori biologici (il 15,7% del totale regionale e il 9,2% del totale delle imprese agricole attive). La provincia di Forlì-Cesena è seconda in regione per incidenza dei produttori biologici dopo quella di Parma (17,5% dei produttori biologici totali della regione). La SAU dedicata al biologico nel territorio in esame risulta in aumento (+11,2% rispetto al 2015). Con riferimento all’anno precedente, i produttori biologici sono in crescita (+10,8%); il trend è positivo anche nel medio periodo: negli ultimi dieci anni (2006-2016) i produttori biologici sono aumentati del 15,1%. L’aumento dell’importanza dell’agricoltura biologica è testimoniato anche dalla sua incidenza sul comparto agricolo: infatti, se nel 2010 in provincia di Forlì-Cesena si contavano 7 produttori biologici ogni cento imprese agricole, nel 2016 se ne rilevano 9.  Le localizzazioni attive (sedi di impresa e unità locali) al 31/12/2017 sono 7.066 (-1,9% rispetto al 2016). Un comparto del settore agricolo locale riguarda la  pesca. Dal punto di vista dell’imprenditorialità, il settore si compone di 86 imprese attive al 31/12/2017 (comprensive di quelle praticanti acquacoltura), in flessione rispetto al 2016 (-4,4%). Nel mercato ittico di Cesenatico, nell’anno 2017, sono stati commercializzati 13.237 quintali di prodotto (-2,9% rispetto all’anno precedente) per un valore di 5.069.874 euro (-9,7%). Il prezzo medio (pari a 3,83 €/kg) si è ridotto del 7,0%, tornando ai livelli del 2015 (cfr. tavola 3.2.3).

La produzione lorda vendibile del 2017: stime preliminari

L'annata agraria 2017 è stata caratterizzata da un lungo periodo siccitoso, con particolare riferimento ai mesi estivi (da giugno ad agosto), con temperature sopra la media stagionale e numerose grandinate. La piovosità è risultata pressoché assente anche nei mesi autunnali (specialmente in ottobre) e anche la pluviometria primaverile è risultata scarsa (specialmente nei mesi di marzo, aprile e maggio). La condizioni climatiche autunnali (sia in termini di temperatura sia di piovosità) hanno permesso di svolgere la semina in circostanze ottimali (si veda la tavola 3.2.4). Tuttavia, la scarsità delle piogge estive e le eccessive temperature, hanno determinato un’annata problematica per la frutta di stagione (pesche e nettarine), riducendone le produzioni, il calibro e le quotazioni (peraltro non remunerative).

Il caldo estivo ha anticipato di circa due settimane la vendemmia (che pertanto è incominciata nella seconda metà del mese di agosto): la raccolta di uva è risultata in flessione mediamente del 20%. In difficoltà la viticoltura in collina che ha sofferto maggiormente il caldo intenso dei mesi estivi, non potendo garantire interventi efficaci di irrigazione. Le stime preliminari della produzione lorda vendibile (PLV) 3 del 2017, elaborate dall'Ufficio Statistica e Studi della Camera di commercio della Romagna, riportano un valore assoluto di tale aggregato pari a 473,5 milioni di euro correnti. La variazione percentuale che ne deriva è un incremento del 2,6% rispetto alla PLV (definitiva) del 2016 (pari a 461,5 milioni di euro) 4. Tale variazione (riferita all’intera PLV) è la combinazione di un effetto prezzo positivo (+5,9%) e di una flessione delle quantità prodotte (-3,1%). Anche la SAU (superficie agricola utilizzata) risulta in flessione (-6,4% rispetto al 2016). La PLV media per ettaro (in produzione) è pari a € 8.400, in aumento del 9,6% rispetto al dato consuntivo del 2016.

3  Tale aggregato economico deriva dall’attività delle imprese agricole provinciali ed è stato stimato in base ai dati forniti dal Servizio Territoriale Agricoltura, Caccia e Pesca di Forlì-Cesena (Regione Emilia-Romagna), dal Listino Prezzi della Camera di commercio della Romagna, dai prezzi rilevati da ISMEA, nonché per mezzo di alcune valutazioni specifiche da parte degli operatori agricoli e sanitari della provincia (AUSL Romagna, Consorzio agrario, Commissione prezzi ortofrutticoli della Camera di commercio della Romagna).

4   La PLV del 2016 è stata rettificata secondo la procedura di revisione a consuntivo esposta nel Quaderno di Statistica Agricoltura ed è da ritenersi definitiva. Le stime della PLV del 2017, di cui al presente paragrafo, invece, si riferiscono alle elaborazioni del 28 febbraio 2018.

Il 60,3% della PLV provinciale stimata per il 2017 deriva dal comparto della zootecnia (comprensivo delle produzioni di uova), il 18,3% dalle coltivazioni arboree (frutticoltura) e il rimanente 21,4% dalle coltivazioni erbacee (cereali, orticole, industriali e foraggi) (cfr. tavola 3.2.5). Il confronto con i valori consuntivi del 2016 evidenzia una riduzione dell’incidenza del comparto frutticolo, a fronte di una maggior incidenza di quello delle erbacee e della zootecnia.  L’analisi della serie storica della PLV provinciale (dal 2007 al 2017) a valori reali (vale a dire depurati dall’effetto dell’inflazione, pari a +14,2% nel periodo considerato), mostra una contrazione del 32,6%, così differenziata: coltivazioni erbacee -40,3%; coltivazioni arboree -40,6%; produzioni zootecniche -23,2%. Dall’analisi del trend emergono importanti e significative differenze che sono proprie della struttura del settore agricolo provinciale e che sostanzialmente, a fronte della contrazione della PLV reale, si possono riassumere nella riduzione dell’incidenza delle coltivazioni erbacee e arboree e nella crescita del peso della zootecnia. All’interno della zootecnia, l’incidenza della PLV del comparto avicolo è sostanzialmente rimasta stabile (circa il 58,0% del totale).

Coltivazioni erbacee

Con riferimento al 2017, le coltivazioni erbacee registrano un aumento del 10,5% della relativa PLV, dovuto sostanzialmente al positivo effetto dei prezzi (+9,4%) (cfr. tavola 3.2.7). A fronte di una SAU in flessione del 7,6%, le quantità raccolte sono aumentate dell’1,0%, determinando un aumento della resa media per ettaro riferita a tutta la categoria. In aumento anche la PLV per ettaro pari a 2.400 euro (il valore consuntivo del 2016 era pari al 2.021 euro).  Scendendo nello specifico delle componenti della categoria, le performance dei  cereali per il 2017 sono state positive in termini di PLV (+0,8%) e prezzi (+6,7%), sebbene la notevole contrazione della SAU (-16,2%, in particolar modo per frumento e sorgo) e la conseguente flessione produttiva (-5,5%) rispetto ai valori consuntivi del 2016. Dai dati appena riportati ne consegue una resa per ettaro in aumento e una PLV per ettaro pari a 1.146 euro. All'interno del comparto cerealicolo, positive le performance della PLV del frumento tenero e dell’orzo, mentre la dinamica della PLV è risultata negativa per il frumento duro, il granoturco e il sorgo; le performance sono state influenzate dalle contrazioni produttive.  Il caldo eccessivo dei mesi estivi ha negativamente influenzato le produzioni di erba medica (foraggi -40,9%), a fronte però di un corso dei prezzi medi sostenuto (+38,3%); la PLV è diminuita del 18,3%, la SAU del del 2,9%. In aumento la PLV delle orticole in pieno campo (+22,1%) con positivo effetto prezzo e quantità e con superfici dedicate in espansione (+3,4%). All’interno di tale categoria rilevante il contributo (in termini di PLV) di lattuga, spinaci, zucchine, fagiolini e fragole. Analogo discorso per le orticole in serra (+18,8%), con espansione dei prezzi, delle superfici e delle quantità prodotte. Le colture erbacee industriali (che comprendono barbabietola, colza e girasole) hanno incrementato la superficie a loro disposizione (+43,1%), con un aumento delle quantità pari al 29,1%. Il corso dei prezzi medi è stato positivo (+3,9%), con conseguente aumento della PLV (+34,2%).

Coltivazioni arboree

Nel 2017, le coltivazioni arboree sono state caratterizzate da una contrazione della PLV (-12,3%), per effetto di una generalizzata diminuzione dei prezzi medi del comparto (-15,2%); l’output produttivo è risultato, invece, in aumento (+3,4%), sebbene si possono identificare specifiche criticità per le colture di pesche e uva (cfr. tavola 3.2.7). Le superfici dedicate sono in contrazione (-2,8%). La PLV per ettaro è pari a 6.000 euro. L’andamento meteo climatico del 2017 ha negativamente influenzato il comparto frutticolo, in particolare per quanto riguarda le produzioni tipiche della provincia di Forlì-Cesena: la PLV di pesche e nettarine risulta, infatti, in flessione del 37,0%. A fronte di una contrazione produttiva del 9,0% (anche correlata ad una riduzione della SAU pari al 14,7%), i prezzi medi si sono ridotti di circa un terzo (-31,5%), in quanto il prodotto è risultato qualitativamente inferiore e di pezzatura ridotta. In termini assoluti, le quotazioni medie annuali di pesche e nettarine (rispettivamente 30,0 €/q e 29,81 €/q) 5 sono pertanto tornate inferiori ai rispettivi costi di costi di produzione. Anche l’uva ha sofferto delle condizioni climatiche estreme dell’estate 2017, anticipando la vendemmia di circa due settimane (seconda metà di agosto) e riportando una contrazione delle quantità raccolte di circa un quinto (-20,9%) rispetto al 2016. Tuttavia, il grado alcolico superiore del prodotto ha avuto effetti positivi sul prezzo di conferimento che si stima essere in aumento del 29,0% rispetto a quello liquidato per la vendemmia 2016. L’effetto sulla PLV è pertanto positivo (+2,1%).Positiva la dinamica di prezzi e quantità per mele, noci, loti e olivo; negativa per le susine (cfr. tavola 3.2.7).

5 Sono prezzi medi sulle quotazioni settimanali del 2017 nella piazza di Forlì-Cesena, comprendenti le principali tipologie di pesche e nettarine.

Le ciliegie hanno visto un rilevante incremento produttivo (+163,9%), con espansione delle superfici e rese per ettaro più che raddoppiate. PLV in flessione per pere, albicocche e actinidia, seppur con differenti combinazioni degli effetti prezzo e quantità (si veda la tavola 3.2.7).

Zootecnia

La stima della PLV per la zootecnia (che comprende la produzione di carni e le produzioni animali) risulta in aumento del 5,4%, per effetto dei corsi crescenti dei prezzi (+13,1%), mentre le quantità prodotte si riducono del 6,9% (cfr. tavola 3.2.7). Per il 2017 la PLV del comparto delle carni (allevamenti di bovini, suini, ovini, conigli e avicoli) è stimata pari a circa 196 milioni di euro e in aumento del 6,1% rispetto al dato consuntivo del 2016 (cfr. tavola 3.2.8). Determinanti, nell'andamento della PLV delle carni, sono stati i livelli dei consumi anche per l’anno in esame e l'effetto sostituzione con le uova (sebbene notevolmente ridimensionato rispetto agli scorsi periodi). Il prezzo medio delle carni è infatti aumentato del 7,8%, mentre le produzioni si sono ridotte dell’1,5%. L’allevamento dei bovini da carne costituisce uno degli aspetti di maggior rilievo nella provincia di Forlì-Cesena, sia in termini quantitativi sia qualitativi, essendo incentrato sostanzialmente su due razze specializzate: la Romagnola (in grande prevalenza) e la Limousine. Nello specifico, il comparto bovino nel 2017 ha registrato un incremento delle produzioni (+4,8%) e del prezzo medio ponderato comprensivo delle differenti razze e tipologie (+1,4%); la PLV del comparto è conseguentemente cresciuta del 6,3%.

L’andamento del comparto suinicolo nel 2017 ha manifestato una flessione nella consistenza dei capi in allevamento e delle produzioni (-5,6%); il prezzo medio della categoria è aumentato del 16,3% rispetto al 2016, con livelli remunerativi specialmente nel secondo semestre dell’anno in esame. La PLV del comparto è dunque aumentata del 9,8%. In aumento anche la PLV dei conigli (+11,5%) per effetto del trend positivo dei prezzi; in flessione la PLV degli ovicaprini (-7,5%), con prezzi medi e quantità prodotte in ridimensionamento. La PLV del latte (vaccino e ovicaprino) è in aumento del 3,7%; il corso dei prezzi medi è risultato positivo (+1,6%), specialmente per le buone performance del latte vaccino. In flessione la PLV del miele (-27,8%) per l’effetto della contrazione delle quantità prodotte (-33,5%), conseguentemente alla situazione climatica e ambientale del 2017. La produzione di uova (in termini di pezzi, cfr. tavola 3.2.7) è stimata in contrazione (-18,2%) a seguito degli accadimenti sanitari dell’estate 2017 che, sebbene non abbiano riguardato direttamente la provincia di Forlì-Cesena, hanno comunque influenzato negativamente la domanda. I prezzi medi, invece, risultano in rilevante aumento (+29,2%), come conseguenza della minor offerta sui mercati. Coerentemente, si stima un incremento della PLV pari al 5,7%. La provincia di Forlì-Cesena è una delle aree avicole maggiormente importanti a livello nazionale e regionale, circa il 70% della PLV avicola dell’Emilia-Romagna (uova escluse) deriva dalle imprese operanti sul territorio provinciale 6, mentre la PLV avicola provinciale (uova escluse) stimata per il 2017 è circa il 35% di quella totale agricola (e il 58,0% di quella zootecnica). Le principali produzioni (in termini di peso vivo) sono pollo da carne (75,5% del totale avicolo), tacchini (12,2%), pollastre (6,8%), galline ovaiole (4,6%) e altre produzioni minori (piccioni, faraone, anatre, ecc.). Secondo le stime dell'Ufficio Statistica e Studi della Camera di commercio della Romagna, coadiuvato dal Servizio Veterinario dell’AUSL Romagna, le consistenze avicole medie in produzione del 2017 rilevano circa 9 milioni di polli da carne, circa 600 mila tacchini, 3,1 milioni di pollastre, circa 2,8 milioni di galline ovaiole da consumo e oltre 1,1 milioni di ovaiole da cova.

6  Fonte: Regione Emilia-Romagna - Assessorato agricoltura, ambiente e sviluppo sostenibile, dati della PLV regionale 2016.

L’intera produzione avicola, comprensiva anche delle produzioni secondarie di carni (ma escluse le uova), nel 2017 è stimata pari a circa 134.000 tonnellate (peso vivo), in flessione rispetto al dato consuntivo del 2016 (-1,5%). Nello specifico, con riferimento al  comparto avicolo (cfr. tavola 3.2.9) la PLV stimata per il 2017 è pari a 165,5 milioni di euro, in aumento del 5,7% rispetto al dato consuntivo del 2016. L’incremento è riconducibile ad un positivo corso del prezzo medio ponderato avicolo pari al +7,3%, in particolare per la ripresa del prezzo del pollo da carne (si veda il seguito della trattazione) e delle pollastre. La PLV collegata al pollo da carne, che costituisce circa i due terzi di quella avicola provinciale, risulta in aumento del 7,9%, per effetto dell’espansione del relativo prezzo medio (da 0,987 €/kg a 1,068 €/kg, media delle 52 settimane di quotazione), pari al +8,2%. La ripresa delle quotazioni del pollo da carne - che interrompe un trend negativo in atto dal 2014 – risulta una conseguenza dei maggiori consumi alimentari interni (specialmente per prodotti elaborati) mentre, per effetto delle economie di scala, l'offerta è sostanzialmente rimasta costante (le quantità prodotte sono variate del -0,2%).

Produzione lorda vendibile in aumento anche per le pollastre (+7,2%) trainate dalle quotazioni crescenti (analogamente al pollo da carne). Risultati negativi, invece, per i tacchini (-6,2%) che scontano un ridimensionamento produttivo.

 

Fonte: Camera di Commercio  della Romagna  

https://www.romagna.camcom.gov.it/informazione_economico_statistica/documento/rapporto-sulleconomia-2017.htm?ID_D=7659